La leggenda di Serenio

Figura: un capanno nei boschi

Figura: un capanno nei boschi

Era uno splendido giorno sereno
e, salendo alla collina, il prato
di bianche margherite era strapieno,
e da cespugli fioriti circondato.
All’intenso profumo degli ornioli
vibravano i canti degli usignoli
e Serena, una fanciulla stupenda,
dai capelli d’oro, narra la leggenda,
sul suo rosso grembiule, sospirando,
sfogliava una margherita fidando,
petalo per petalo, nell’amore:
pensava al suo Sereno che, da ore,
partito andando a caccia lontano,
verso il lago e il territorio montano,
cavalcava quel suo bianco cavallo.
Era nella pausa dell’intervallo
del pranzo, durante la raccolta
del primo fieno nell’erba folta.
Una sera era andata fino al fiume,
quasi per interrogarne il nume,
scorger la corrente scorrer placida
ed immergersi nell’acqua limpida,
pensando che forse, a monte, anche
Sereno bagnava le sue membra stanche
nella stessa acqua che fluiva a valle.
E si succedevano i giorni alle
limpide notti e, sul fieno distesa,
interrogava Serena l’accesa
ed ammiccante luce delle sztelle
e poi fissava soprattutto quelle
che luccicavano ad intermittenza
e sembravano trasmettere in sequenza
messaggi e segnali misteriosi,
al prato verde e agli alberi frondosi
e i grilli rispondevan col lor canto:
poi s’addormentava come per incanto
al chiarore della luna calante..
E cercava anche la luna a garante,
chiedendo quando sarebbe tornato
e se lui fosse ancora innamorato.
Ma sempre più ormai si accorciava il giorno
e, dopo il raccolto del grano attorno,
i primi temporali rinfrescavano
e a cadere le foglie incominciavano.
E allora se ne andava nel capanno
dove si erano incontrati per un anno,
sperando che lì, come per incanto,
potesse forse riapparirgli accanto
all’improvviso e pensava a che cosa
gli avrebbe detto tutta amorosa.
Ma le amiche ormai l’avevano notato,
e allora per scherzo, alludendo al suo amato,
-”Va a Serenio!”- si dicevano l’un l’altra,
annuendo a vicenda in maniera scaltra.
Passata era la stagione e Serena,
pur perseguendo la sua dolce pena,
più non restava ora a fantasticare
all’aperto, ma appena poteva andare,
si chiudeva, dalle intemperie protetta,
nella nuova dimora prediletta.
Venne la prima neve e sul sentiero
che andava a Serenio del suo leggero
passo lasciò Serena le fitte orme.
Ahimè Serena quasi più non dorme
e passan le stagioni ed anche gli anni
e Sereno non risponde ai suoi affanni.
La trovarono un mattino invernale,
assopita nel suo sonno mortale,
con le braccia rivolte alla porta,
come se avesse incontrato, assorta,
la sua agognata e gradita visione
e lì nel bosco con ammirazione
fu sepolta nel capanno di legno
ed il luogo fu chiamato Seregno.
Ma del fatto ci sono più versioni
che portano a diverse conclusioni:
infatti c’è chi dice che gli amanti
furono poi trovati insieme morti,
ma c’è anche chi dice che, tornato,
Sereno fosse ancora innamorato
e, finiti infine i loro affanni,
vissero insieme, a Seregno, (sereni) tanti anni