La leggenda della fontana

La fontana delle Rane è un'opera in bronzo dello scultore friulano Aurelio Mistruzzi.Fu eretta a Monza in piazza Roma nel 1932 quando la piazza stessa ricevette la sua definitiva sistemazione urbanistica. La statua rappresenta un nudo di giovane donna al bagno che tiene nella mano destra una rana da cui esce uno spruzzo d’acqua che la lambisce. Il basamento della scultura è al centro di una vasca marmorea a lobi che ospitano altre rane.

La fontana delle Rane è un’opera in bronzo dello scultore friulano Aurelio Mistruzzi. Fu eretta a Monza in piazza Roma nel 1932 quando la piazza stessa ricevette la sua definitiva sistemazione urbanistica.
La statua rappresenta un nudo di giovane donna al bagno che tiene nella mano destra una rana da cui esce uno spruzzo d’acqua che la lambisce. Il basamento della scultura è al centro di una vasca marmorea a lobi che ospitano altre rane.


In una notte piena d’incanto,
che forse ho però solo sognato,
gli agili
pioppi oscillano al vento
che increspa la pozza nel verde prato,
che, a giorno dalla luna illuminato,
sembra in attesa di un magico evento.
E’ sceso da cavallo Dagoberto,
dopo avere a lungo cavalcato,
si avvicina all’acqua a passo certo
e schizzano ranocchi da ogni lato.
Si china sulla pozza e si inginocchia
e raccoglie nella mano una ranocchia,
rimasta sola a sfidare il fato.
Iniziò così l’idillio strano
tra la ranocchia e il cavaliere:
una attrazione che potea parere
frutto di un accadimento arcano.
Ed ogni sera tornando dal galoppo
si ripetea la scena senza intoppo.
Ma coll’ imperversare dell’estate
la siccità colpisce anche lo stagno,
e tutte l’erbe restano seccate
e costì in un minuscolo ristagno
ritrova una sera il cavaliere
la piccola ranocchia morente,
e allor l’avvolge delicatamente
su una verde foglia a giacere
e disperando di poterla salvare,
pensa di doverla sotterrare.
Ma ecco all’improvviso un temporale
scuote l’aria e travolge anche il prato,
ma dopo quest’acquazzon fatale
illumina un raggio di luna fatato
la foglia su cui aveva posata
la ranocchia ormai sotterrata
e una bella fanciulla ne sorge
che, dal raggio levata, raggiunge,
baciandolo, il giovine e rivela:
sono Amira, delle rane regina
e scompare senza altra loquela,
così, lasciandolo in sordina.

Presentata al Premio Città di Monza in versione ridotta