24 febbraio 1940

24 febbraio 1940affascinanti le tue mosse: specialmente
negli ultimi giorni ci guardavi
col tuo sguardo pensoso di cielo,
ci conoscevi e ci sorridevi
contandoci poi col tuo dolce
e sconosciuto idioma tutto il tuo amore,
tutta la tua gioia! e per noi tutti necessario,
come necessaria c’è l’aria da respirare, eri.
Eri la nostra anima, la nostra vita
e il nostro sangue ed ora ti abbiam perduto,
perdendo con te tutto quanto di più puro,
di più caro e di più bello avevamo
su questa povera terra. Voglia Iddio
che ti possiamo riabbracciare

La prosecuzione della poesia è dettata dall’esigenza di fissare il ricordo, proprio come avviene sul diario il 26 novembre 1940, dopo un anno di sole invocazioni disperate.                                                                      

Angioletto bello proteggici tu1 La prima volta ch’io ti vidi, or son due anni, sì alla Maternità di Como. Salite le due rampe dello scalone una suora gentile, col volto incorniciato da una bianca cuffia, mi condusse vicino all’ampia vetrata della sala dei neonati e framezzo a tanta culle azzurre e rosa mi additò la tua   ch’era proprio vicinissima al cristallo in modo c’io subito ti scorsi tutto o mio dolce Angioletto in uba soave visione dove il roseo del tuo incarnato, il bruno dei tuoi capelli e l’azzurro del tuo golf e della tua culla si fondevano visibilmente mentre nel mio cuore un’affettuosa sensazione mai prima provata s’effondeva. E mentre io t’usservavp attentamente il tuo caro corpicciolo, i tuoi mori capelli, il tuo delicato volto, i tuoi lenti gesti, questo ridestava in me una grande stupenda gioia.