Il guerriero impalato

Il guerriero impalato
L’armatura di guerriero,
sull’attenti e sguardo fiero,
tutto scosso da un impulso,
disse a me, quasi convulso:
“Son per voi sol di parata,
non é ver padrona amata?
Il mio aspetto sì severo
di guerriero battagliero,
a nulla serve ed i passanti,
se ne ridon tutti quanti!
Al pensier d’ere remote,
mi si bagnano le gote:
con coraggio e sempre pronto,
al nemico andavo incontro!
Or non c’é più umanità
ma sol guerre di viltà
e con grande crudeltà
annientar gente e città”
Che vuoi far mio caro amico?
Su, coraggio! Io pur ti dico
che quest’era novecento
pure a me muove spavento!
Anche l’arte antica e pura
non é più! E a far paura
vien la musica sì arcana,
la pittura picassiana,
la scultura a indovinare,
da qual parte la pigliare.
Non mi far perdere il lume
nel parlar del buon costume:
é una moda, tal e quale
che si usava a carnevale!”
Fortunati i nostri avi
che cervelli avean più savi!
e un saluto rispettoso
mi fé il prode e valoroso.

BELLAGIO, ESTATE 1955



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